sabato 18 maggio 2013

IL MODULO 1 ECDL

IL MODULO 1 ECDL


Chi avrebbe pensato, solo quindici anni fa, alla possibilità di poter tranquillamente
colloquiare telefonicamente con chiunque si voglia, magari nello stesso momento in cui si sta
ammirando il panorama dalla vetta di una montagna alpina, o prendendo il sole su un isolotto
disabitato in mezzo al mare e, tra una telefonata e l’altra, ascoltare solo la musica che
preferiamo o, perché no, vedere l’ultimo film in programmazione. L’avvento del telefono
cellulare, degli MP3, dei DVD e di tutti i nuovi dispositivi ed attività prodotti in quest’epoca di
sviluppo tecnologico, hanno introdotto dei cambiamenti nelle nostre abitudini di vita,
costringendoci, per poter svolgere la nostra attività o migliorare il comfort ambientale, a
utilizzare nuovi strumenti e comprendere nuovi termini, il cui significato non sempre è
conosciuto da coloro che abitualmente utilizzano lo strumento od il servizio indicato da quel
termine. Vediamone alcuni.
Hardware è una parola composta di due termini della lingua inglese, hard (duro), ware
(merce), e significa attrezzo o ferramenta.
Esso identifica le parti fisiche di un personal computer, ovvero tutte quelle componenti
elettroniche, meccaniche, elettriche, magnetiche ed ottiche, che gli consentono di funzionare.
Generalmente indica anche un qualsiasi componente fisico di una periferica o di
un’apparecchiatura elettronica.
Software è un termine la cui origine risale alla seconda guerra mondiale e si riferiva alle
istruzioni riguardanti l’interpretazione della posizione dei rotori interni dell’apparato
crittografico tedesco “Enigma” che, per motivi di sicurezza, erano scritte su pagine facilmente
solubili, e che per contrasto con hardware (che indicava la componente meccanica), furono
chiamate software.
In ambito informatico questo termine indica un programma o un insieme di programmi, che
permettono ad un elaboratore di poter funzionare nel suo insieme ed interagire con il suo
utilizzatore umano svolgendo le funzioni da lui richieste.
Con ICT (acronimo per Information and Communications Technology) si intende l’incontro
dell’informatica1
 con la telematica2
 per la creazione e gestione di nuovi modi di trasmettere
l’informazione.
Le tecnologie dell’informazione comprendono le reti (di elaboratori), l’architettura aperta
(multipiattaforma), la multimedialità (dal latino medium - "mezzo" inteso come mezzo di
comunicazione, significa che per comunicare un'informazione ci si avvale di molti mezzi di
comunicazione di massa diversi (media) quali filmati, immagini statiche, musica e test

giovedì 16 maggio 2013

IL JAZZ

IL JAZZ

Fin dalle sue origini, la caratteristica fondamentale del jazz è sempre stata la capacità dei musicisti di improvvisare senza una partitura scritta. Tanto che l'interesse degli appassionati è concentrato proprio sulla qualità degli assoli strumentali improvvisati da vari solisti. Improvvisare il proprio assolo vuol dire certo suonare la prima cosa che passa per la testa: la creatività si deve muovere all'interno di regole ben precise. Bisogna naturalmente seguire il ritmo dell'accompagnato, vale a dire andare a tempo, ma è indispensabile anche rispettare l' armonia, gli accordi del brano; e infine si deve concordare il momento e la durata del proprio assolo improvvisato con gli altri componenti. 

Ciò che colpisce il jazz è il suo sound così diverso dalla scelta degli strumenti, ma ancor più decisivo è il modo di suonarli: ora brusco ora vellutato, roco o brillante, a volte aggressivo, altre malinconico e sofferente. E questa ricerca timbrica caratterizza anche le voci dei cantanti. A differenza di quanto accade nella musica colt, la produzione del suono tende alla purezza, all'equilibrio. ma all'espressività. Ogni musica mette in mostra una ricerca timbrica tutta la particolare per giungere a una personale voce strumentale, perché diventa il tratto distintivo di ogni solista  assieme al fraseggio, cioè al particolare modo di concatenare le frasi durante l'assolo.

LA MUSICA DEL NOVECENTO

LA MUSICA DEL NOVECENTO

All'inizio del XX secolo la musica occidentale è dunque ormai profondamente cambiata, e scossa fin dalle fondamenta. Non solo, ma cambiano anche, grazie alle invenzioni relativamente recenti della radio e del fonografo, i modi e i tempi di ascolto della musica stessa, prima limitati a concerti in locali appositamente adibiti, come teatri, locali, club o case private. Da una parte inizia a crearsi un pubblico potenziale più vasto e meno acculturato, che apprezza strutture melodiche e armoniche più semplici, dall'altra mai come in questo periodo storico è stato facile, per chi volesse suonare, procurarsi uno strumento e imparare a usarlo.
A questo si deve aggiungere una seconda rivoluzione, anche questa tecnologica: l'invenzione dell'altoparlante e dell'amplificazione audio, che permette di far suonare assieme strumenti che non potrebbero farlo altrimenti (come per esempio una chitarra, una batteria di tamburi e un pianoforte), perché il suono di alcuni di essi prevaricherebbe completamente gli altri. Queste nuove possibilità tecniche crearono l'occasione per nuovi veicoli espressivi che la musica colta tardò a cogliere e che la nuova musica popolare non ebbe alcun problema ad adottare, creando, tra il 1920 fino al 1980 e in misura minore negli anni successivi, una grande fioritura di nuovi stili e generi (quali jazz, blues, rock, soul, pop, funky, metal, fusion, ognuno dei quali si è suddiviso in ulteriori sottogeneri). Nascono così personaggi che diventano autentici fenomeni mediatici raggiungendo una popolarità senza precedenti. Fra questi si possono citare Frank Sinatra, Elvis Presley ed i Beatles.
Gli stessi fattori, assieme alle mutate condizioni sociali ed economiche del mondo occidentale, fanno assumere estrema rilevanza agli aspetti commerciali del fenomeno musicale (aspetti che avevano iniziato ad emergere già nel secolo precedente): nel XX secolo la richiesta popolare di musica fa nascere, in occidente e nel resto del mondo, una vera e propria industria musicale di dimensioni e risorse gigantesche.
All'inizio del 1900, negli Stati Uniti d'America, iniziano a diffondersi tra la popolazione urbana diversi generi musicali derivati dalle tradizioni popolari degli africani portati come schiavi sul continente, e dalle loro contaminazioni con le tradizioni musicali bianche. Nascono e acquistano notorietà in questo modo il ragtime, il blues urbano (derivato dal cosiddetto blues primitivo che veniva cantato nelle campagne), e da ultimo, il jazz, che combinava la musica bandistica e da parata, che veniva suonata soprattutto a New Orleans, con forti dosi d'improvvisazione e con particolari caratteristiche ritmiche e stilistiche.
L'invenzione del fonografo, prima, e della radio, poi, permise una diffusione senza precendenti di questi nuovi generi musicali, che erano spesso interpretati da musicisti autodidatti molto più legati ad una tradizione musicale orale che non alla letteratura musicale. Questo fatto, le origini non europee degli interpreti, e il citato ricorso all'improvvisazione, contribuirono a creare musiche di grande freschezza e vitalità. Al contrario di quello che era successo tante volte nella storia della musica, la tecnologia offriva ora ad una musica popolare fondata più sulla pratica che sulla scrittura di essere trasmessa e tramandata, piuttosto che dimenticata.
La musica jazz continuò a svilupparsi per tutto il XX secolo, diventando prima musica di larghissimo consumo durante gli anni 20 e 30 (detti anche gli anni dello swing), intrecciandosi con altri generi per dare vita a forme di espressione musicale ancora diverse (la più commercialmente rilevante delle quali fu il rock) ed evolvendosi poi gradatamente in una "musica per musicisti" e per appassionati (quando non per elite) espandendosi fuori dall'America e trovando seguaci prima in Europa (dove fu spesso apprezzata più che nel suo luogo di nascita) e poi in tutto il mondo, e diventando uno dei contributi musicali più importanti del Nuovo Continente.
Il rock è la dizione abbreviata di "rock and roll" o "rock'n'roll", e da quando si affermò questa espressione abbreviata si svilupparono vari sottogeneri che enfatizzavano gli aspetti più aggressivi del rock'n'roll. La parola rock si iniziò a leggere come "roccia", e in espressioni come Hard Rock cioè "roccia dura". Il rock'n'roll nacque negli anni cinquanta come musica da ballare, derivato dal boogie-woogie, ballo afro-americano del dopo guerra, infatti, sta proprio per "ondeggia e ruota". Quando rock e rock'n'roll si differenziarono, cioè da quando appunto non furono più sinonimi, la seconda espressione venne intesa come forma originaria di questo genere di musica. Storicamente un gruppo, o una band è formata da una voce, una o più chitarre, il basso e la batteria, spesso con l'inserimento di pianoforte o sassofono. Negli anni settanta, soprattutto in Inghilterra, si affacciarono personaggi come i Pink Floyd, Arthur Brown e Soft Machine pronti a spaziare e a raggiungere nuove melodie musicalmente più complesse rispetto a quelle del rock primitivo per iniziare a dare vita a una rivoluzione. In questa rivoluzione fu coinvolta anche la tecnologia, che con il sintetizzatore, il moog, il mellotron iniziarono a dare vita nella metà degli anni settanta al progressive, fino alla fine degli anni settanta in cui nasce un nuovo stile musicale che azzera completamente il progressive, il punk, che vede il ritorno a sonorità hard e violente.
L'heavy metal (letteralmente "metallo pesante", spesso abbreviato in metal) è un genere di musica rock. Derivante dall'hard rock, è caratterizzato da ritmi fortemente aggressivi e da un suono potente, ottenuto attraverso l'enfatizzazione dell'amplificazione e della distorsione delle chitarre, dei bassi, e, spesso, persino delle voci. Le tematiche musicali sono spesso definite come oniriche, rabbiose, violente o tetre. Il metal è uno dei generi più imponenti e diversificati della storia del rock: nel corso degli anni si è formato uno sterminato panorama underground metal, che comprende un numero incalcolabile di band che non vengono ammesse (o non si vogliono far ammettere) nei meccanismi della pop machine.
Oltre alla cultura musicale dell'Europa, esistono altre culture altrettanto importanti che ci sono poco familiari. Esse usano delle scale diverse dalle nostre ed i suoni da loro usati ci possono sembrare spesso dissonanti. Ma proprio per conoscerne l'essenza occorre conoscerne meglio le origini.

LA MUSICA ROMANTICA

LA MUSICA ROMANTICA

La musica del romanticismo è la musica composta secondo i principi dell'estetica (Romanticismo| romantica). In senso stretto abbraccia un arco di tempo che va dal 1820 al 1880 circa.
In questo periodo il linguaggio musicale subisce una rapida evoluzione. Il musicista romantico muta infatti la sua posizione sociale: da un dipendente al servizio di chiese o corti diventa un libero professionista. Per il musicista romantico la ricerca della libertà professionale significò la possibilità di esprimere i propri sentimenti e le proprie passioni senza dover obbedire alle rigide, aride regole formali del (classicismo).
Si impose dunque una nuova libertà formale: alla melodia fu affidato un ruolo-chiave come veicolo dell'espressione, ora frenetica ora malinconica, anche grazie al frequente uso del modo minore. Le dinamiche si fecero più irregolari, costellate dalle variazioni (agogica-agogiche) (accelerando-accelerandi, (rallentando-rallentandi), (rubato-rubati). Notevole importanza ed autonomia acquisirono i timbri strumentali. Lo strumento musicale prediletto di quest'epoca fu il pianoforte per la quantità di gradazioni d'intensità e timbro di cui era capace e per l'elemento lirico e soggettivo legato alla presenza di un unico esecutore.
Nacquero in questo periodo nuove forme musicali caratterizzate dalla concisione, quali il notturno, la romanza senza parole, il foglio d'album e il Lied, finalizzate ad un'espressione immediata dei sentimenti e dei moti più intimi dell'animo umano. Brani che talvolta erano scritti "di getto" (da cui il nome di un'altra forma tipica della letteratura pianistica di questo periodo: l'improvviso), sotto l'impulso dell'ispirazione.
In quest'ambito si svilupparono due tendenze opposte: l'intimismo e il virtuosismo. Il primo cercava suoni perlati, soffici e raffinati, evitava le folle, si rifugiava nei salotti ed emergeva d'innanzi a pochi amici. Il virtuosismo invece scatenava sonorità imponenti, tempeste di note e di arpeggi. Era alla ricerca della folla e voleva mandarla in delirio, trionfando su di essa.
Solitamente questo tipo di composizioni erano eseguite nei salotti di signori facoltosi, mecenati delle arti e donne di cultura. I compositori avevano modo di conoscersi fra loro ed è questa l'epoca dei grandi scambi culturali, ad esempio tra Ferencz Liszt e Fryderyk Chopin, Felix Mendelssohn e Robert Schumann. Quest'ultimo, insieme a Franz Schubert si dedicò molto al Lied, una forma musicale tedesca da camera per voce e pianoforte, basata su testi poetici sia d’autori romantici, sia della tradizione popolare.

IL MELODRAMMA DELL'OTTOCENTO

IL MELODRAMMA DELL'OTTOCENTO

Gli ingredienti per uno spettacolo di successo ci sono davvero tutti: all'epoca di GIOACCHINO ROSSINI, il melodramma è ancora il genere musicale prediletto in Italia e altrove.

DEFINIZIONE

Il Melodramma è uno spettacolo teatrale in cui gli attori cantano e narrano vicende attraverso la recitazione e il canto. Le sue origini risalgono agli ultimi anni del Cinquecento, quando un gruppo di studiosi fiorentini denominati “LA CAMERATA DEI BARDI“  cercò di far rivivere le antiche tragedie greche, creando spettacoli teatrali che fossero anche cantati. Nacque così un nuovo genere compositivo, il Melodramma, dove musica, poesia, costumi e scenografie si fondevano in un unico avvenimento; questo nuovo genere si affermò nelle corti, nelle feste, nelle ricorrenze, negli  appuntamenti mondani; erano occasioni per allestire spettacoli sempre più ricchi e fastosi. Il primo melodramma fu la "Dafne" del Rinuccini musicata dal Peri nel 1594 al quale seguirono l'Arianna di Monteverdi sempre su testo del Rinuccini. Claudio Monteverdi fu il primo e indiscusso maestro del melodramma che con "L'Incoronazione di Poppea" raggiunse un'intensità tale da distaccarsi completamente dai primi tentativi di fusione fra la parola e la  musica. Tanto grande fu il successo che nel 1637, a Venezia, venne inaugurato il primo teatro pubblico, dove lo spettatore, anche se non invitato, poteva assistere allo spettacolo acquistando il biglietto. Il melodramma continuò ad essere il più importante e diffuso spettacolo pur tutto il Seicento, il Settecento  e buona parte dell’Ottocento.
Il melodramma dell’epoca barocca, spesso iniziava con un brano solo suonato dall’orchestra che prendeva il nome di OUVERTURE, che significa “brano di apertura”; la vicenda era divisa in più momenti che prendevano il nome di ATTI, ogni atto presentava più scene con i personaggi che cantavano melodie denominate ARIE, accompagnate dall’orchestra; le arie erano introdotte, collegate e commentate dai RECITATIVI, parti declamate accompagnate dal solo clavicembalo; il testo (scritto su un quaderno che prendeva il nome di LIBRETTO), quasi sempre in versi, narrava vicende drammatiche ispirate alla storia antica e alla mitologia. Questi spettacoli erano ricchi di scenografie, effetti spettacolari, costumi sfarzosi, e riproducevano situazioni e atmosfere drammatiche.   Spesso le rappresentazioni duravano molte ore.
Verso la fine del Seicento gli autori, per intrattenere e divertire il pubblico, cominciarono ad inserire tra un atto e l’altro gli intermezzi musicali, brevi scenette che narravano in modo comico episodi tratti dalla vita quotidiana.  Questo tipo di intrattenimento era molto gradito al pubblico e, nell’arco di poco tempo, diventò un nuovo genere teatrale: l’OPERA BUFFA.    Rispetto all’opera seria, l’opera buffa era molto più libera da schemi precostituiti: i compositori si ispiravano a vicende legate alla vita di tutti i giorni che il pubblico capiva con maggior facilità, riuscendo ad identificarsi nei personaggi.
Grazie alla diffusione del melodramma, i cantanti erano diventati una categoria di persone ricche e famose; spesso la loro notorietà bastava a fare riempire un teatro e trasformare la prima di un nuovo spettacolo in un sicuro successo. Anche i compositori, del resto, eccedevano spesso nell'uso di abbellimenti e di effetti musicali atti a stupire e meravigliare il pubblico. Tutto questo andava a discapito della stessa comprensione dell'opera: spesso, infatti, il pubblico, distratto dal prolungarsi di un'aria o di un duetto, che facevano risaltare la bravura di un cantante, "perdeva il filo" della vicenda. Nel Settecento, anche fra i compositori di melodrammi si cominciò a sentire il bisogno di maggior semplicità, realismo, equilibrio fra il testo e la musica. Il rinnovamento del melodramma nella seconda metà del secolo fu opera in particolare del tedesco Christoph Willibaid Gluck (1714-1787).
In seguito il melodramma, che aveva preso il nome di opera, acquistò molta popolarità.
 Il periodo più fulgido del melodramma è l'Ottocento che risplende dei nomi di Bellini, Rossini, Donizetti, Verdi.
 Sul finire dell'Ottocento sorse la Scuola verista, un movimento che, pur non rinunciando alla concezione tradizionale del melodramma, lo rese più vero ed aderente alla vita quotidiana.
 Tra i musicisti ricordiamo Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, Ruggero Leoncavallo, Francesco Cilea, Umberto Giordano.




IL BARBIERE DI SIVIGLIA: la trama



Scena prima. Davanti alla casa del dottor Bartolo il conte d'Almaviva canta una serenata a Rosina ("Ecco, ridente in cielo"); ma poiché alla finestra nessuno si fa vivo, licenzia la compagnia che ha assoldato e si nasconde sotto un portico ad aspettare un'occasione più propizia. Sopraggiunge Figaro, barbiere, faccendiere, sensale d'ogni negozio, factotum della città ("largo al factotum") e vecchia conoscenza del conte, del quale si dichiara subito a disposizione cominciando con l'informarlo che Rosina, la bella da lui occhieggiata a Madrid nelle sale del Prado, non è la figlia ma soltanto la pupilla del dottor Bartolo. Ora con costui, che da poco si è stabilito a Siviglia, Figaro è di casa; potrà dunque aiutare il conte ad avvicinare la ragazza. Questa intanto, uscito il tutore si è messa dietro la gelosia ad ascoltare la dichiarazione d'amore che, in forma di una serenata ("Se il mio nome saper voi bramate") il conte le rivolge, fingendo di essere uno studente di nome Lindoro, perché egli non vuole conquistarla in virtù delle sue ricchezze né del blasone. Figaro dà i suoi consigli ("all'idea di quel metallo"): Almaviva si travestirà da soldato, e poiché in quel giorno a Siviglia arriva un reggimento, con un falso biglietto d'alloggio potrà essere ospitato in casa del dottore. Anzi il conte si fingerà ubriaco, perché d'uso che già casca dal vino il dottore si fiderà più facilmente. Dopo aver dal conte il suo indirizzo, Figaro entra nella casa del dottore.
Scena seconda. Rosina freme dal desiderio di far recapitare un biglietto a Lindoro ("Una voce poco fa"): e Figaro, che appunto è venuto a tentare i primi approcci, gli sembra subito l'uomo adatto. Ma il loro dialogo è interrotto dall'arrivo di don Bartolo, che induce l'uno a nascondersi, e poi l'altra a ritirarsi. Bartolo è accompagnato dal maestro di musica della ragazza, don Basilio, il quale informa l'amico che il conte Almaviva, l'incognito amante di Rosina, è in Siviglia. Bartolo, che vorrebbe sposare la pupilla, ne è preoccupato, ma Basilio lo rassicura: si potranno spargere sul contro del rivale tali calunnie da farlo in breve cacciare dalla città ("La calunnia è un venticello"). I due vanno a preparare il contratto interrotto. Figaro fa la sua ambasciata e chiede alla ragazza di rispondere con un biglietto. Rosina esita, ma poi lo consegna: l'aveva già scritto ( "Dunque io son"). Torna allora don Basilio e s'avvede che dallo scrittorio manca un foglio e che un dito della pupilla è sporco d'inchiostro; ma la ragazza si difende bravamente nonostante il tempestare del dottore ("A un dottor della mia sorte"). In quella, arriva il conte travestito da soldato di cavalleria, e in atteggiamento di ubriaco ( "Ehi di casa!"). Al suo biglietto d'alloggio Bartolo oppone un biglietto d'esenzione, ma senza effetto: il finto soldato è deciso a restare e a un certo punto passa avventurosamente un suo biglietto a Rosina. A lungo Bartolo s'affanna per mettervi le mani sopra: quando riesce è per cogliere invece la lista del bucato con cui la ragazza l'ha abilmente sostituito. Il soldato alza la voce, sguaina la spada. Ne nasce un pandemonio; e Figaro raccomanda la calma, annunciando che il baccano ha fatto radunare mezza città sulla piazza: infatti irrompono nella casa i gendarmi, ad arrestare il disturbatore. Ma basta che il finto soldato esibisca al loro ufficiale un certo foglio, perché si irrigidisca e lo lasci libero. Impietrito dallo stupore, Bartolo diviene l'oggetto dell'ilarità generale.
 
Atto secondo
Scena prima. Bartolo ripensa all'accaduto: nella faccenda del soldato non vede affatto chiaro, immagina che si tratti di qualche inviato del conte. Picchiano alla porta: entra un giovane che si dice di chiamarsi don Alonso e di essere allievo di don Basilio il quale, ammalato, lo ha mandato a dar lezione a Rosina ("pace e gioia sia con voi"). E' ancora il conte travestito e per vincere i sospetti del dottore gli consegna il biglietto di Rosina; potrà servire, gli spiega, a deludere la ragazza dichiarandole che il conte lo dette, per farsi gioco di lei, a qualche altra sua amante. Convinto, Bartolo chiama Rosina; dunque può prendere la sua lezione di canto mentre Figaro, sopraggiunto al momento giusto, persuade Bartolo a farsi fare la barba: e così, con la scusa di andare a prendere la biancheria, si fa consegnare il mazzo di chiavi da cui toglierà quella della gelosia che dà sulla piazza. Tutto sembra andare per il meglio quando arriva, ignaro di tutto, don Basilio ("Don Basilio!"); don Bartolo è sul punto di scoprire la verità ma una borsa del conte, unita alle astuzie di Figaro, persuade don Basilio a battersela, per curare una pretesa febbre scarlattina. Finalmente Figaro può fare la barba a Bartolo, coprendo per quanto può il colloquio dei due amanti; ma Bartolo coglie al volo una frase del falso maestro di musica, monta su tutte le furie e lo scaccia. Usciti tutti, Berta, la vecchia serva, monologa malinconicamente sull'amore ( "Il vecchiotto cerca moglie").
Scena seconda. Don Basilio spiega a don Bartolo di non avere mai conosciuto quel tale don Alonso: non sarà stato il conte in persona? Bartolo è ormai deciso a bruciare le tappe; manda don Basilio a chiamare il notaio per le nozze, ed esibisce a Rosina il biglietto datole dal preteso don Alonso, facendole credere che Figaro e don Alonso siano semplici mezzani per piegarla alle voglie del conte d'Almaviva. La ragazza cade nel tranello: profondamente delusa, accetta di sposare il tutore e gli rivela il piano che aveva concordato con Figaro per la sua fuga. Ma Bartolo è appena uscito a chiamare i gendarmi incaricati di arrestare Figaro e l'amante della ragazza, che questi due entrano dalla finestra, raggiunta con una scala appoggiata dalla strada, mentre un temporale infuria. Rosina respinge risolutamente l'abbraccio di Lindoro: ma questi lascia cadere il mantello: è lui, il conte d'Almaviva ("Ah, qual colpo inaspettato"). Felici i due innamorati stanno per uscire, con Figaro, attraverso la finestra, ma constatano che il dottore ha preso la precauzione di togliere la scala. Figaro non si perde d'animo; poiché nel frattempo è arrivato don Basilio con il notaio, si faranno le nozze, subito, anche se ben diverse da quelle per le quali il notaio era stato chiamato. Quando Bartolo è di ritorno, il colpo è cosa fatta: la precauzione di togliere la scala ha agito al contrario delle sue intenzioni. D'altronde il furore del beffato ha presto motivo di placarsi perché il conte d'Almaviva rinuncia alla dote di Rosina. Figaro spegne la lanterna, l'ombra protegge gli sposi.


martedì 14 maggio 2013

I COMPOSITORI PIU' NOTI

I COMPOSITORI PIU' NOTI

CLAUDIO MONTEVERDI


Claudio Monteverdi (Cremona 15 maggio 1567 – Venezia 29 novembre 1643) fu il primo grande operista nella storia della lirica e fra i massimi autori di musica strumentale del suo tempo.
Fu il creatore del linguaggio lirico, un linguaggio che doveva esaltare la voce umana ed essere in funzione della verità dell'espressione. Il suo Orfeo (1607) è la prima opera, nella storia del melodramma in musica, degna di tale nome. In essa Monteverdi riesce a fondere perfettamente i vari generi di intrattenimento, dai canti madrigaleschi alle scene a sfondo pastorale passando per le musiche suonate a corte in occasione di feste e balli, sublimandoli con la sua arte e mettendoli al servizio di un coerente sviluppo drammaturgico. I personaggi acquistano in Orfeo una dimensione e uno spessore nuovi e delle connotazioni di dolente umanità. Con L'incoronazione di Poppea (1643), Monteverdi si rivela ancora una volta artista dall'ispirazione ricca e multiforme e dalle tecniche musicali ed armoniche raffinatissime. Dà infatti vita a una nuova, sublime creazione, animata da un profondo patetismo ed espressione di una perfezione formale, sia sotto il profilo musicale che drammaturgico, che per lungo tempo resterà ineguagliata.
Monteverdi fu anche fecondo compositore di madrigali, ascrivibili a un genere che con lui raggiunse la propria espressione più alta e di musica strumentale e sacra (celebre il suo Magnificat composto per Papa Pio V.

ANTONIO VIVALDI
Antonio Lucio Vivaldi (Venezia, 4 marzo 1678 – Vienna, 28 luglio 1741) è un celebre violinista e compositore del periodo barocco. Fu anche un sacerdote, e per tale motivo – e per il colore dei suoi capelli – venne soprannominato Il prete rosso.
La sua composizione più nota sono i quattro concerti per violino conosciuti come "Le quattro stagioni", celebre e straordinario esempio di musica a soggetto.
Il recupero della sua opera è un fatto relativamente recente e viene individuato nella prima metà del XX secolo. Avvenne grazie soprattutto agli sforzi di Alfredo Casella, il quale nel 1939 organizzò la Settimana di Vivaldi, evento che viene ricordato come storico in quanto, da allora, le opere del compositore veneziano hanno riscosso pieno successo.
Innovando dal profondo la musica dell'epoca, Vivaldi diede più evidenza alla struttura formale e ritmica del concerto, cercando ripetutamente contrasti armonici e inventando temi e melodie inconsuete. Il suo talento consisteva nel comporre una musica non accademica, chiara ed espressiva, tale da poter essere apprezzata dal grande pubblico e non solo da una minoranza di specialisti.
Vivaldi è considerato uno dei maestri della scuola barocca italiana, basata sui forti contrasti sonori e sulle armonie semplici e suggestive. Johann Sebastian Bach fu grandemente influenzato dalla forma del concerto vivaldiano: egli trascrisse alcuni concerti per clavicembalo solista e alcuni concerti per orchestra, tra questi il famoso Concerto per quattro violini e violoncello, archi e Continuo (RV 580).


LA MUSICA BAROCCA

LA MUSICA BAROCCA


Il termine musica barocca indica una categorizzazione della musica composta nel XVII secolo e nella prima metà del XVIII secolo, che la fa corrispondere alla diffusione del barocco nell'arte.
Probabilmente, il primo a utilizzare il termine barocco per indicare un particolare periodo della produzione artistica con caratteristiche omogenee fu Jacob Burckhardt.
CARATTERISTICHE

L'utilizzo del termine barocco in campo musicale è piuttosto recente, ed è fatto risalire ad una pubblicazione del musicologo Curt Sachs del 1919.
Se il concetto di musica barocca è generalmente accettato ed utilizzato, diversi musicologi contestano questa definizione sostenendo che sia illogico unire sotto un'unica etichetta un secolo e mezzo di produzione ed evoluzione musicale che ha fatto della varietà e della differenza il proprio programma estetico.
Questa è, ad esempio, la tesi di Manfred Bukofzer, uno dei maggiori musicologi del Novecento, il quale, arriva a sostenere, nel saggio The music in the baroque era (1947) che la Musica Barocca (intesa come uno stile unitario ed organico), non esista. È per questo motivo che Bukofzer suggerisce di evitare per quanto possibile l'espressione "musica barocca" e di adottare, invece, il criterio della distinzione tra i tre grandi stili che attraversano la musica occidentale tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento: lo stile concertante italiano, lo stile contrappuntistico tedesco e lo stile strumentale francese. Operando all'interno di questa grande tripartizione una ulteriore bipartizione: quella tra idioma strumentale e idioma vocale.
A prescindere da queste considerazioni, che effettivamente possono avere degli ottimi argomenti, il termine "musica barocca" è tuttora universalmente utilizzato ed accettato per definire lo stile musicale evolutosi dopo la musica rinascimentale e prima dello sviluppo dello stile Classico.
LA SONATA BAROCCA

Il modello originario appare a Venezia verso la fine del Cinquecento, grazie agli organisti e ai violinisti che prestano servizio presso la Cappella della Basilica di San Marco, ma l'idea di una forma strumentale totalmente autonoma dalla musica vocale prende piede però nell'altro grande centro musicale dell'Italia del tempo: la Basilica di San Petronio a Bologna. È qui che l'ordito contrappuntistico della sonata rinascimentale si scioglie nelle sue due polarità nascoste: da un lato il basso continuo, dall'altro il libero gioco improvvisativo delle voci superiori. Nasce così il prototipo della cosiddetta "sonata a tre", il cui organico è costituito dal continuo e da due strumenti melodici. A partire dalla seconda metà del Seicento la sonata a tre si divide in due forme complementari: da un lato la "sonata da chiesa", inizialmente destinata a sostituire le parti mancanti della liturgia vocale e dunque caratterizzata da una severa scrittura contrappuntistica, dall'altro la "sonata da camera", indirizzata originariamente all'intrattenimento e quindi segnata dalla scrittura ritmico-melodica tipica delle forme di danza.

STRUMENTI BAROCCHI

In epoca barocca ebbero un ruolo particolarmente importante gli strumenti d'armonia dedicati all'esecuzione del basso continuo, che è il vero denominatore comune di tutta la produzione musicale. Fra questi, i due di uso prevalente erano l'organo e il clavicembalo (ai quali è dedicata, inoltre, una vastissima letteratura solistica). Il basso continuo, tuttavia, era anche realizzato dalla tiorba, dall'arpa e occasionalmente dal regale; era prassi frequente che più strumenti (ad esempio organo e tiorba) concorressero all'esecuzione del basso continuo, soprattutto in compagini orchestrali o corali numerose[2]. Fra gli strumenti a corda erano pure molto diffusi, sia come strumenti solisti che come strumenti d'accompagnamento, il liuto e la chitarra. Il clavicordo, per contro, era apprezzato ma era destinato a un uso esclusivamente solistico.
Per quanto riguarda gli strumenti melodici, nel passaggio dal Rinascimento all'epoca barocca si riscontra una generale riduzione nella varietà di strumenti utilizzati: mentre nel XVI secolo praticamente ogni strumento melodico, sia a fiato che a corde, era costruito in taglie differenti, che riproducevano le diverse estensioni vocali (e spesso erano indicate con i termini "soprano", "contralto", "tenore e "basso"), nel corso della prima metà del XVII secolo, con la nascita di una vera e propria letteratura strumentale idiomatica, in ciascuna "famiglia" di strumenti fu privilegiata un'unica taglia[3]. L'unica rilevante eccezione è costituita dalle viole da braccio, per le quali si consolidarono le quattro versioni che tuttora conosciamo (violino, viola, violoncello e contrabbasso).
A fianco della famiglia degli archi, che costituivano l'elemento irrinunciabile di ogni insieme orchestrale, gli strumenti più frequentemente usati erano, fra gli strumenti acuti:
il cornetto, che nella prima metà del XVII secolo contendeva al violino il ruolo di strumento solistico e virtuosistico per eccellenza;
l'oboe, discendente diretto dal contralto della bombarda rinascimentale: erano usate, per particolari effetti timbrici, anche versioni di taglia maggiore e con alcune peculiarità costruttive, dette oboe d'amore e oboe da caccia;
il flauto dolce, prevalentemente nella taglia di "contralto" (in sol nella prima parte del XVII secolo, in fa successivamente);
il flauto traverso, nella taglia in re. Sia il flauto traverso che il flauto dolce subirono rilevanti modificazioni costruttive rispetto alle versioni rinascimentali: in particolare, nella seconda metà del XVII secolo si iniziò a costruire questi strumenti in più parti smontabili (tre o quattro), per permettere agli strumentisti di adeguare l'intonazione dello strumento ai diversi "la" che coesistevano.
Fra gli strumenti gravi:
la viola da gamba (nella taglia di basso, anche se era occasionalmente impiegata anche nella taglia di dessus: in Inghilterra il consort di viole da gamba, che includeva tutte le taglie, era tuttavia ancora in auge nel XVII secolo);
il trombone;
il fagotto, discendente diretto del basso della famiglia delle dulciane;
Nell'orchestra barocca erano spesso presenti anche la tromba e il corno (all'epoca, entrambi senza pistoni); fra gli strumenti a percussione acquistò particolare importanza il timpano.
Accanto a questi strumenti, di largo uso sia come strumenti solistici che nell'orchestra, in epoca barocca godettero di occasionale popolarità, nell'ambito di specifiche scuole o mode musicali,
il mandolino;
la viola d'amore, viola da braccio con corde aggiuntive di risonanza;
la lira da braccio e la lira da gamba, strumenti ad arco adatti all'accompagnamento armonico;
lo chalumeau, antecedente diretto del clarinetto;
la musette de cour (piccola cornamusa con mantice) e la ghironda, strumenti fintamente "pastorali".
nelle bande civiche e militari, il serpentone (basso della famiglia dei cornetti) e il fifre (flauto traverso ottavino), nonché il tamburo.

COMPOSITORI PIU' NOTI


I compositori del periodo barocco attualmente più noti al grosso pubblico, grazie ad una vasta produzione concertistica e discografica nel corso degli ultimi cinquant'anni, sono gli italiani Claudio Monteverdi, Antonio Vivaldi e Alessandro Scarlatti, i tedeschi Bach e Händel e l'inglese Purcell. Numerosi altri compositori di grandissima notorietà ai loro tempi, come Girolamo Frescobaldi, Heinrich Schütz, Arcangelo Corelli, Dietrich Buxtehude e Georg Philipp Telemann, nonché tutti i maggiori compositori della Scuola Francese, pur avendo avuto un'importanza storica e artistica non inferiore a quelli precedentemente citati, sono oggi familiari a un pubblico relativamente più ristretto. È soprattutto nel campo operistico che la ricchezza di nomi e di influenze è vastissima: essendo l'opera la principale fonte di introiti per la maggior parte degli autori del tempo, anche la produzione ad essa collegata è praticamente sconfinata e non è raro che vengano riscoperti lavori di eccezionale valore artistico, anche di compositori che fino ai nostri giorni sono stati pressoché ignorati dalla ricerca musicologica.
Celebri autori teatrali furono certamente (oltre ai già citati Claudio Monteverdi, Jean-Baptiste Lully, Pier Francesco Cavalli, Alessandro Scarlatti, Händel, Vivaldi e Purcell) anche Giovanni Battista Pergolesi, Leonardo Leo, Rinaldo da Capua, Johann Adolph Hasse, Nicola Porpora, Jean-Philippe Rameau e Domenico Scarlatti, figlio di Alessandro. Molti di tali autori appartengono alla Scuola musicale napoletana, che fu fra le più influenti e alla moda a partire dalla fine del XVII secolo. Napoli si impose infatti, negli ultimi anni del Seicento e nei primi del Settecento, come uno dei massimi centri operistici europei, contendendo con alterne vicende a Venezia un primato che la città lagunare aveva sempre avuto in Italia. Roma, che per buona parte del XVII secolo era stata la seconda piazza operistica italiana, si vide colpita, a partire dagli ultimi due decenni del Seicento, da una politica pontificia che penalizzò l'Opera e, in via più generale, ogni forma di spettacolo. Roma perse pertanto molti musicisti di valore (fra cui Alessandro Scarlatti) e si vide gradualmente relegata a un ruolo sempre più marginale nella vita operistica italiana ed europea. In Italia altri centri particolarmente attivi in questo campo erano Firenze, Bologna e Parma, mentre l'astro milanese avrebbe iniziato a rifulgere solo a partire dalla metà circa del Settecento. Nel resto dei paesieuropei la vita operistica ruotava generalmente attorno a una corte reale[4]in forma quasi esclusiva (Parigi e Madrid) o prevalente (Vienna e Londra). Solo in Germania gli spettacoli lirici si articolavano su modelli non troppo dissimili da quelli italiani, con città di grandi e medie dimensioni che fin dal XVII secolo si erano dotate di strutture teatrali adeguate, anche private. A Monaco di Baviera fu aperto un teatro stabile fin dal 1657 (l'Opernhaus am Salvatorplatz rimasto in funzione fino al 1822), ad Amburgo si inaugurò nel 1678 il primo teatro pubblico tedesco e Dresda si impose fin dai primi decenni del Settecento come una piazza di prim'ordine.
In tutta Europa (ad eccezione della Francia che aveva sviluppato un propria scuola "nazionale") dominò comunque, durante tutta l'età barocca e oltre, l'opera italiana o ad essa assimilabile (Händel, Hasse ecc.). L'Italia possedeva all'epoca i più prestigiosi conservatori musicali al mondo e la massima parte delle più importanti compagnie liriche erano formate in maggiore o minor misura da interpreti italiani. Gli autori italiani venivano contesi dalle corti europee e i grandi compositori di altri paesi dovettero, quasi sempre, impostare la propria produzione secondo moduli e schemi tipici dell'opera italiana e, spesso, in lingua italiana. In alcune città, e particolarmente a Vienna, gli italiani costituirono dei veri e propri centri di potere che poggiavano sull'indiscusso prestigio di alcune personalità radicate a corte (basti pensare ai poeti cesarei Apostolo Zeno e Pietro Metastasio) e sul favore di alcuni Imperatori particolarmente sensibili al fascino della musica e più in generale della cultura italiana.

sabato 11 maggio 2013

MICROSOFT POWER POINT

microsoft power point
Microsoft PowerPoint è 

il programma di presentazione prodotto da Microsoft, fa parte della suite di software di produttività personale Microsoft Office, è tutelato da copyright e distribuito con licenza commerciale ed è disponibile per i sistemi operativi Windows e Macintosh. È utilizzato principalmente per proiettare e quindi comunicare su schermo, progetti, idee, e contenuti potendo incorporare testo, immagini, grafici, filmati, audio e potendo presentare tutto questo con animazioni di alto livello.

Consente la creazione di presentazioni informatiche multimediali tramite la realizzazione di diapositive visualizzabili in sequenza su qualsiasi computer dotato di questo software. Le presentazioni, suddivise in slide (diapositive), possono contenere per esempio fotografie, testi, animazioni, suoni,link ad altre diapositive o a siti esterni.
È largamente usato da uomini d'affari, docenti, studenti, relatori e professori: la proiezione di diapositive digitali è una forma molto comune di persuasione tecnologica. L'uso di questo strumento è molto diffuso anche per la produzioni di animazioni multimediali umoristiche destinate alla circolazione via e-mail. Dall'edizione di Office 2003, Microsoft ha revisionato il nome del programma per sottolinearne l'appartenenza alla suite Office: Microsoft Office PowerPoint invece di Microsoft PowerPoint.
Arrivato alla versione 2010 con l'ultima suite Microsoft Office 2010, Microsoft Office PowerPoint è diventato il programma di presentazioni più diffuso ed utilizzato nel mondo.

Sviluppato da Bob Gaskins e dal programmatore Dennis Austin con il nome Presenter per la Forethought Inc, che pubblicò PowerPoint 1.0 nell'aprile 1987 per Apple Macintosh. Era in bianco e nero, testo e grafica si fondevano per creare trasparenze. Con l'arrivo del primo Macintosh a colori sul mercato uscì una versione di Powerpoint già adattata per sfruttare le potenzialità del colore.
Microsoft Corporation ha comprato la Forethought Inc e il relativo software Powerpoint per 14 milioni di dollari il 31 luglio 1987. Nel 1990 la prima versione per Windows venne pubblicata per Windows 3.0; sin da quella data PowerPoint verrà sempre incluso nella suite Microsoft Office (eccetto per la versione base).


PowerPoint 4 in esecuzione su Windows XP
La versione del 2002 (inclusa nella suite Microsoft Office XP ma disponibile anche come prodotto singolo), introduce caratteristiche come il confronto e l'unione dei vari cambiamenti nelle presentazioni, la possibilità di definire le impostazioni per singole animazioni e relative ombre, diagrammi di vari tipi (piramide, radiali e di Venn).
Altre innovazioni erano il maggior numero di modelli predefiniti, un pannello per vedere e selezionare testo ed oggetti, password per proteggere presentazioni riservate, generazione automatica di album fotografici, e la possibilità d'utilizzare smart tags per formattare velocemente il testo selezionato.
La versione del 2003 non cambiava molto rispetto alle precedenti versioni 2002/XP. Venne integrata la caratteristica Package for CD per aumentare la collaborazione tra vari colleghi: veniva facilitata la masterizzazione su CD-ROM dei contenuti multimediali con un visualizzatore. Fu migliorata e potenziata la grafica e il supporto per i nuovi contenuti multimediali.
Nella versione del 2007 cambia l'interfaccia utente grazie al nuovo sistema Ribbon e viene migliorata ulteriormente la grafica..

MODULO 6

Come aprire una presentazione

Per aprire una presentazione esistente, eseguire le operazioni seguenti:
1. Fai clic sul pulsante Office e quindi su Apri.
2. Seleziona il file desiderato e poi fai clic su Apri.


Per impostazione predefinita, nella finestra sono visualizzate solo le presentazioni di 
PowerPoint. Per visualizzare altri tipi di file, fai clic su Tutti i file.

alcuni link per le simulazioni
www.informaquiz.it/content/ecdl-modulo-6

www.studentville.it › Test e Quiz › ECDL › Simulazioni Esami ECDL

www.giovannigaliano.it/ecdlmodulo6presentazioni/ts/2007/01.html

www.tecnico-computer.it/simulazioni-ecdl-modulo-6.html

www.matematicamente.it › ECDL

MODULO 6

MODULO 6


1. Il programma PowerPoint
PowerPoint è un programma di presentazioni grafiche: un software che aiuta a creare 
una presentazione con “proiezione” di diapositive. PowerPoint rende facile generare e 
organizzare le idee. Fornisce strumenti utili per creare gli oggetti che rendono 
efficace una presentazione: diagrammi, grafici, elenchi puntati e numerati, testo che 
attrae l’attenzione, filmati e effetti audio, e altro ancora. PowerPoint inoltre facilita la 
creazione dei necessari sussidi per una presentazione, quali stampanti, note per il 
relatore e lucidi.
Una volta pronti, si può condividere la presentazione con altri, anche se non hanno 
installato PowerPoint, in ufficio, o su Internet, dalla fase di pianificazione fino alla 
presentazione finale. PowerPoint include anche potenti strumenti per la gestione di 
“proiezioni” di diapositive, di cui si ha il completo controllo. 
Aprire il programma PowerPoint
Microsoft PowerPoint è parte integrante della famiglia di prodotti Microsoft, quindi 
si avvia e si termina allo stesso modo di tutti gli altri programmi Microsoft. 
Per avviare PowerPoint si può fare clic sul pulsante start, poi su Programmi e 
selezionare la cartella Microsoft office (o simile) e successivamente Microsoft 
PowerPoint.
Creare una nuova presentazione
All’apertura di una nuova sessione di PowerPoint appare la prima diapositiva (slide) 
della presentazione in Visualizzazione Normale.


La Visualizzazione normale è la visualizzazione principale per la modifica, in cui è 
possibile scrivere e progettare la presentazione, e include quattro aree di lavoro:
1. Scheda Diapositive. In questa scheda è possibile visualizzare le diapositive 
della presentazione come immagini di dimensioni ridotte (anteprime) durante 
la fase di modifica. Le anteprime semplificano gli spostamenti all'interno della 
presentazione e consentono di verificare gli effetti delle modifiche apportate. È 
inoltre possibile ridisporre, aggiungere o eliminare facilmente diapositive.
2. Scheda Struttura. È la scheda in cui è possibile iniziare a scrivere del 
contenuto, in quanto consente di raccogliere le idee, di pianificare il modo in 
cui presentarle e di distribuire diapositive e testo nel modo desiderato. Il testo 
della diapositiva è visualizzato in forma di struttura. 
3. Riquadro della diapositiva. Nella sezione superiore destra della finestra di 
PowerPoint, il riquadro della diapositiva visualizza un'immagine di grandi 
dimensioni della diapositiva corrente e consente di aggiungervi del testo e di 
inserirvi immagini, tabelle, elementi grafici SmartArt, grafici, oggetti disegno, 
caselle di testo, filmati, audio, collegamenti ipertestuali e animazioni.
4. Riquadro delle note. Nel riquadro delle note, sotto quello della diapositiva, è 
possibile digitare note relative alla diapositiva corrente, che potranno in seguito 
essere stampate e utilizzate durante la presentazione o distribuite al pubblico 
oppure incluse in una presentazione da inviare o da inserire in una pagina Web.
È possibile passare dalla scheda Struttura alla scheda Diapositive e viceversa. Queste 
schede cambiano e visualizzano simboli se il relativo riquadro diventa troppo piccolo.
Puoi allargare o restringere i riquadri, posizionando il puntatore sulla barra di 
divisione tra il riquadro della diapositiva e il riquadro contenente le schede Struttura e 
Diapositive e trascinando la barra. 
Puoi chiudere la scheda Struttura o Diapositive con un clic sul pulsante Chiudi
nell'angolo superiore destro del riquadro. Per rivedere il riquadro fai clic su 
Visualizzazione Normale nella scheda Visualizza.


In alternativa puoi fare clic sul pulsante Visualizzazione normale nella parte inferiore 
destra della finestra.
Le visualizzazioni e lo zoom
Nella barra sono presenti i comandi dello Zoom per rimpicciolire o ingrandire le 
pagine sullo schermo (non sulla stampa). Lo Zoom si può impostare trascinando la 
barretta illustrata nella figura precedente. I pulsanti agli estremi della barretta (con i 
segni «meno» e «più») consentono di ridurre o aumentare del 10% l’ingrandimento.
In alternativa, nella scheda Visualizza, c’è il gruppo Zoom, con i pulsanti relativi a 
questa funzione.
Il gruppo Zoom della scheda Visualizza
Con il pulsante Zoom puoi scegliere una delle percentuali proposte oppure specificare 
una qualsiasi percentuale di zoom (da 10% a 400%) scrivendo il valore nella casella 
Percentuale.
Il pulsanteZoom
La voce Adatta alla finestra imposta la visualizzazione del documento in modo che 
sia visibile nel Riquadro della diapositiva. La stessa operazione è effettuata dal 
pulsante Larghezza finestra.
Nella scheda Visualizza ci sono anche i pulsanti per visualizzare e nascondere il 
Righello e la Griglia.

Il righello indica la lunghezza della riga di testo dove stai scrivendo.
Utilizza la griglia per allineare gli oggetti con maggior precisione, in particolar modo 
gli uni rispetto agli altri. La griglia non è visualizzata quando si espone la 
presentazione al pubblico e non viene stampata.
Creare una nuova presentazione dopo l’apertura di PowerPoint
Per creare una nuova presentazione dopo che hai aperto PowerPoint, esegui le 
operazioni seguenti:
1. Fai clic sul pulsante Office e quindi su Nuovo.
2. Fare clic su Presentazione vuota e quindi su Crea.